Andromaca, Venezia, Marciana, autografo

 ATTO QUINTO
 
 Quartieri de’ Greci.
 
 SCENA PRIMA
 
 ERMIONE, ORESTE
 
 ERMIONE
280Tutto sia pronto. Un’ora A l’opra
 basta un’ora e a la fuga. Io questa abborro
 terra fatal. Tu mi sarai compagno.
 ORESTE
 Fuggir, perché? Si parta.
 Pirro vi assente e Pirro a me ti cede.
 ERMIONE
285E questo ancora? Ei qual poter, qual dritto
 ha su Ermion tien su Ermione sprezzata?
 Ella, sì, partirà ma vendicata.
 ORESTE
 Sento i tuoi torti. Argo, Micene e Sparta
 uniremo a punirli.
 ERMIONE
290Restar qui, vendicarci e poi partire,
 ciò ne convien. Lunga ed incerta guerra
 non fa per me. Va’. Corri
 al tempio. Svena...
 ORESTE
                                     Chi?
 ERMIONE
                                                 Pirro; e lo svena
 ad Andromaca in braccio.
 ORESTE
                                                 Io svenar Pirro?
 ERMIONE
295Che? L’amor tuo vacilla o ’l tuo coraggio?
 ORESTE
 Non coraggio od amor, virtù ne trema.
 ERMIONE
 Colpa non è punir un empio.
 ORESTE
                                                       Eh! siamo
 i nemici di lui, non gli assassini.
 ERMIONE
 Vani riguardi. Il colpo
300giustifico, se ’l chieggo.
 ORESTE
 E nel tempio?...
 ERMIONE
                                Un amore,
 che assai vuol meritar, meno ragiona.
 Ma se ti manca ardir, dammi i tuoi fidi;
 unirò i miei. Tentar può Ermione e farlo,
305ciò che non vuole Oreste.
 ORESTE
                                                Oreste vuole
 ubbidirti o perir. Tutto gli è gloria.
 Mia cara, addio.
 ERMIONE
                                 Mio forte
 campione, addio. Torna nel sangue intriso
 di quel vil traditoretore; e son tua sposa.
 E tua fia questa man, tuo questo
 ORESTE
 
310   Sì bella mercede
 rinforza il valore;
 ma scema a la fede
 il pregio e l’onore.
 
    Quand’anche ogni spene
315mancasse togliessi al mio core,
 saria il suo mio mio gran bene
 morir per tuo amore.
 
 SCENA II
 
 ERMIONE e poi ANDROMACA
 
 ERMIONE
 Or vanne e de’ miei scherni,
 perfido re... Che veggio!
320Andromaca ad Ermione?
 ANDROMACA
                                                 Egri pensieri
 a disgrado del cor movono il piede.
 Io tutt’altro che Ermione avea ne l’alma.
 ERMIONE
 Una rival misera meschina è sempre un dolce oggetto Una Una rival dolente è un dolce oggetto.
 è sempre un dolce oggetto è sempre un dolce oggetto.
 ANDROMACA
 Godon de’ mali altrui l’alme volgari.
 ERMIONE
 Tu sei l’amor di Pirro, io ’l suo rifiuto.
 ANDROMACA
325Io non t’invidierei tanta fortuna.
 ERMIONE
 Qual violenza e forza al tuo gran core!
 ANDROMACA
 Adattarsi al destin spesso è virtude.
 ERMIONE
 Già so quanto tu sia nemica a Pirro.
 ANDROMACA
 Che si può far? Tra i giri de le cose
330varian anche gli affetti.
 ERMIONE
 La vedova di Ettorre un raro esempio
 verso il morto suo sposo era di fede.
 ANDROMACA
 Aspetta d’esser madre; e alor ragione
 mi faranno i tuoi scherni.
 ERMIONE
335Non vo’ più ritenerti.
 Pirro, il figlio d’Achille,
 per cui vedova sei...
 ANDROMACA
                                       Mi attende al tempio.
 ERMIONE
 Felice nodo! Almeno
 esserne spettatrice Ermione possa.
 ANDROMACA
340Giust’è. Doveva Ermione esserne parte.
 ERMIONE
 Ma que’ veli lugubri
 mal competono a sposa. augurio tristo
 per imeneo sì lieto.
 ANDROMACA
                                                                       Eh! Poco nuoce
 al giubilo de l’alma il nero ammanto.
 ERMIONE
 Povera Ermione! A te gramaglia e pianto.
 
345   Non tanto insuperbir. Cresce in gran fiume
 anche quel ruscelletto;
 e quel torrente altier si rompe in sassi.
 
    Spande pianta i gran rami oltre il costume,
 che poi, percossa o guasta
350da fulmine o da tarlo, arida stassi.
 
 SCENA III
 
 ANDROMACA e poi ELENO
 
 ANDROMACA
 Quanto mal de l’interno
 si giudica dal volto. Ombra del grande
 Ettore mio, non ti turbar. De l’opra
 maturi il fine e sta’ nel tuo riposo.
 ELENO
355La fortunata Andromaca non sdegni
 ch’Eleno l’infelice,
 pria ch’ella scioglia a miglior cielo e lido,
 l’ultimo addio ne prenda.
 ANDROMACA
 Qual linguaggio è cotesto? E quale addio?
 ELENO
360Sinché fra le sciagure a te mia fede
 esser util poté, prove ne avesti.
 Grazie agli dii. Cessan tuoi mali. Un altro
 padre avrà il figlio tuo. Tu un altro regno.
 ANDROMACA
 Sì, un altro regno e un’altra vita ancora,
365se tal chiami il sepolcro.
 ELENO
 Deh! Che parli di morte?
 ANDROMACA
 Odimi. A tua amistade,
 qual ne la lieta feci e ne l’avversa
 fortuna, apro il mio core.
 ELENO
370Già ’l funesto del volto assai mi dice.
 ANDROMACA
 E credi tu ch’io voglia
 quello sposo tradir, per cui sol vissi?
 T’inganni. In faccia a’ numi
 io giurerò d’esser consorte a Pirro.
375Ei giurerà d’esser sostegno al figlio.
 E lo sarà. Feroce ma sincero
 non mi lascia morir con un ingiusto
 timor de la sua fede.
 ELENO
 E pur ritorni a ragionar di morte?
 ANDROMACA
380Non sì tosto a lui data avrò la destra
 che questa destra istessa, (Traendosi di seno uno stile)
 con l’acciar che tu vedi,
 troncherà di mia vita i brevi giorni
 e forte adempierà la mia virtude
385ciò che esige da lei
 Andromaca, Astianatte, Eleno Ettore e Pirro.
 ELENO
 O mal peggior del già temuto! Eh! Lascia...
 ANDROMACA
 No. Tutto è vano. Ho stabilito; e s’ora
 in te posso sperar pietà d’amico,
390due prieghi a te ne porgo: il far che Pirro,
 memore di sua fede, ami il mio figlio
 e che il mio figlio qual suo re l’onori.
 Ei non pensi a vendette, a Priamo, a Troia.
 Saggio sia più che forte;
395ed a’ suoi genitori
 abbia egual la virtù, miglior la sorte.
 
    Lascio un amico in te.
 Un difensor nel re lascio al mio figlio.
 Candida intatta fé reco al mio sposo.
 
400   Finisco di soffrir.
 Questo non è morir, per me è riposo.
 
 SCENA IV
 
 PIRRO ed ELENO
 
 ELENO
 O generosa, o misera regina!
 PIRRO
 Eleno, a’ miei contenti
 volea opporsi fortuna. Il fiero Oreste,
405da Ermione spinto, esser dovea nel tempio
 l’assassino omicida di Pirro.
 Me ignaro, e ben tel dissi,
 ordir non si potean trame in mio danno.
 Son disposti i ripari. A lui l’ardire
410verrà meno o la forza. Avrei su entrambi
 ragion ma in quella il sesso
 rispetto, in questo il padre. Assai di Ermione
 mi vendica il suo sprezzo, assai di Oreste
 il disonor de l’ assassinio enorme attentato assassi assassinio enorme.
415Non si funesti il dì de le mie nozze
 con l’altrui sangue. Andiamo.
 ELENO
 Ah! Non fur mai nozze più infauste, o sire.
 PIRRO
 Temi per Astianatte? Ulisse è padre
 e sa chi è Pirro. Andiamo.
 ELENO
420Né mai sparse fur l’are
 di sangue più innocente.
 PIRRO
 Non intendo. Che parli?
 ELENO
 Parlerei, se credessi in te possente A l’eroe parlerei non a l’amante
 in te forse l’eroe più che l’amante.
 PI
 Andromaca m’inganna,? O vuol tradirmi?
 ELENO
 No, signor. Fino a morte
425l’avrai fida e consorte.
 Ma... Il dirò pur, che dirlo
 deggio, onde tua virtù le sia in soccorso;
 ma la sua morte vedovo e dolente
 ti lascerà a l’altar. Sarà a sé stessa
430vittima e sacerdote. Altro consiglio
 non vuole e le due estreme
 voci per lei saranno Ettore e ’l figlio.
 PIRRO
 O fulmine che abbatte ogni mia spene!
 O a me ingrata! O a te iniqua
435Andromaca! E fia vero? Torle di mano
 saprò quel ferro e del morir la via.
 ELENO
 Una non basta., Ttutte
 non puoi, che a chi vuol morte
 tutto impedir si può, fuor che la morte.
 PIRRO
440Che farò?
 ELENO
                     T’apre il cielo
 con che oscurar le tue, con che di Achille
 le glorie andate. È tempo, o re, d’un grande
 atto che illustri tua memoria e vita.
 Mille rischi d’intorno
445stanno al tuo amor. Cader d’Ulisse il ferro
 può su Astianatte, il tuo
 sopra il figlio di Ulisse. Oreste è armato
 dal comando di Ermione.
 Ermione dopo lui la Grecia tutta
450metterà in armi. Vinto o vincitore,
 il tuo Epiro arderà di civil guerra.
 Tanto avverrà, s’anche il tuo amor fia lieto.
 Ma Andromaca nol vuole. A A me vederla
 par nel suo sangue involta, in braccio a Pirro
455cader. Qual per te alor pena e rimorso!
 Ne taccio il più; ciò che far dei pur taccio.
 Meglio l’udrai da ’l il dirà la tuoa grand’ core alma; o meglio
 anche l’udrai dal divo Apollo, onde fui spinto
 a parlarti così. S[illeggibile] Vuoi? Core e hai vinto.
 
460   A grand’alma per vincer amore
 sol basta voler;
 e ragione reprime i sospiri.
 
    Se a l’arbitrio, che è dono del cielo,
 mancasse il poter,
465non sarebbe che aggravio del core
 e vil servo di sciocchi desiri.
 
 SCENA V
 
 PIRRO
 
 PIRRO
 Cor di Pirro che fai Cor di Che fo? Qual laccio deiggio
 scioglier? Qual raggruppar? Lasciar colei,
 tua mia lunga spene e tumio vicino acquisto,
470per poi sposar la dispettosa Ermione?
 No, ripugna l’amor, gloria dissente.
 Oreste, Ermione, Ulisse
 diran: «Noi Pirro alfine
 abbiam fatto tremar, l’abbiam costretto.
475Per Briseida così non fece Achille».
 Perfidi! Non avrete
 questo trionfo. Sposerò... Ma, o nozze
 lugubri e quali Ermione
 le vorrebbe ed Ulisse!
480Qual cor del mio fu più stracciato? In cento
 pensier mi aggiro e resto e torno e parto.
 Veggo Andromaca esangue... Ah! Questo, questo
 vincerà alfine. Andiamo, o Pirro, e s’anche,
 perdendo il caro oggetto,
485ne freme amor, rispondi: «In sì ria sorte,
 se nol cede virtù, mel toglie morte».
 
    Anche il giorno abborrirei,
 in mirar que’ lumi spenti
 che sì bei formar le stelle.
 
490   E se ben di sdegno ardenti,
 pregio sempre è di mia fede
 dir che amai cose luci sì belle.
 
 Tempio di Apollo.
 
 SCENA VI
 
 ERMIONE e ORESTE
 
 ERMIONE
 A mia vendetta mancherebbe, Oreste,
 un gran piacer. Vengo a goderne io stessa.
 ORESTE
495E da’ tuoi lumi io prenderò un ardire
 che fuor de l’uso a me venia già meno.
 ERMIONE
 Mi dice l’alma un non so che di lieto
 che mi consola.
 ORESTE
                               E un non so che la mia
 d’infausto...
 ERMIONE
                         Taci. Ecco a noi Pirro e seco
500Andromaca, i due figli, Eleno, e Pirro, Ulisse; e ’l greco stuolo.
 e ’l greco stuolo. A l’uopo io darò il cenno.
 
 SCENA ULTIMA
 
 TUTTI
 
 PIRRO
 Prenci, in ciascun di voi tacciano alquanto
 pensier funesti e trame inique e sdegni.
 Non tue minacce, Ulisse,
 non tue congiure, Oreste,
505sovra Pirro han poter. Di questa donna
 la virtù ne ha ’l trionfo. E sposa e madre
 ella m’insegna come amar si debba.
 ANDROMACA
 Eleno, che facesti?
 ERMIONE
                                     Ah! Siam traditi! (Piano ad Oreste)
 PIRRO
 Andromaca, or conosci
510Pirro e s’egli era un degno
 d’Ettore successor. Col tuo Astianatte
 vivrai giorni beati; e non l’Epiro
 ma deigli Molosi Adani il picciol regno è tuo.
 Tal ei non è che un’altra
515Troia ne insorga a ingelosir la Grecia.
 Eleno verrà teco. A lei tu il figlio
 rendi, Ulisse. Ecco il tuo.
 ULISSE
                                                Ma se d’Ermione...
 PIRRO
 A lei già parlo e a Oreste. E qual indegno
 pensier vi cadde in mente?... Ah! Si risparmi
520dei due maggiori Atridi,
 nei lor figli, la gloria.
 Ma de l’error la pena avrete; e questa
 sia l’imeneo già ricusato. Ermione,
 eccomi sposo tuo. Dispetto il volle
525e vendetta n’è pronuba. Il tuo Oreste
 tornerà solo in Argo e desolato
 del tuo non meno piangerà il suo fato.
 ULISSE.
 Erano e Priamo e Troia
 di Pirro i gran trionfi. Or n’ha un maggiore.
530Oh! Con qual gioia a divulgar tuoi fasti
 si accinge Ulisse! Estinti
 della guerra ecco i semi. Ermione è paga;
 né più nomi saran d’odio o di tema
 Andromaca e Astianatte.
535Ciò che Pirro prescrisse
 Grecia vorrà. Mallevador n’è Ulisse.
 PIRRO
 Ma che risponde Ermione? (Si avanzandosi verso Ermione)
 ORESTE
 Deh! Che farai?
 ERMIONE
                                Il dover. (Ad Oreste) Qui già da Sparta (Avanzandosi verso Pirro)
 venni, o signor, per esser tua. Sprezzata,
540n’ebbi smania e furor. L’istesse offese
 ti provano il mio cor. Se men pregiato
 ti avessi, reso avrei sprezzo per sprezzo.
 Ma grave m’era il perderti. Or tua sono
 e in tuo favor fo un nuovo sforzo... Il sai. (Guardando Oreste)
545Tu giusto a me sarai;
 e un dì , queste, che or sono
 nozze a noi dis dispetto e di p dolore,
 ne saran di concordia e poi d’amore. (Si rimette nel mezzo a fianco di Pirro)
 ORESTE
 Va’. (Confidati in donna, amante core).
 ANDROMACA
550Io non credea che in terra, Ettore estinto,
 fosse virtù rimasta.
 Ma ne la tua, gran re, scorgo il mio inganno,
 soprafatta così che, se in quest’alma
 non vincesti l’amor, vinto hai lo sdegno.
555Memore de’ tuoi doni,
 farò voti per te; faralli il figlio;
 né in avvenir sarai
 per le sciagure mie solo immortale.
 PIRRO
 Andromaca... A le navi
560vele apprestinsi e sarte.
 Troia fuggiam, sempre funesta a Pirro.
 ELENO
 Sereno è ’l ciel. (Chi più di me è felice?)
 TELEMACO
 Han pur fine, Astianatte, i nostri affanni.
 ASTIANATTE
 Tu solo in me serbasti anche la madre.
 EUMEO
565Quante in un dì vicende or liete or meste!
 ORESTE
 Ma nel gaudio comun sospira Oreste.
 ULISSE
 Non più indugio. A le navi.
 PIRRO
 Tu in Itaca, tu in Argo e noi in Epiro.
 ORESTE
 Ma nel gaudio comun sol io sospiro.
 CORO
 
   Dio del lume, amico nume,
570a chi solca infidi mari
 l’onde acheta, i venti affrena;
 e ne reggi ai dolci lari.
 
    A te grati ergerem poi,
 in baciar la patria arena,
575altri templi ed altri la altari.
 
 Ballo di Troiani e di Greci.
 
 Fine del dramma